Cultura, Ernesto Ferrero: 500 euro ai ragazzi non risolvono il problema

ernesto ferrero

“Non credo che il problema dei consumi culturali si risolva regalando 500 euro ai ragazzi. Gli investenti importanti sono quelli di sistema, non sono le piccole iniziative estemporanee con le quali ci mettiamo la coscienza in pace perché crediamo di aver fatto qualcosa”. Parola di Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro di Torino, che dal 12 al 16 maggio proporrà la sua 29esima edizione. Un appuntamento al quale parteciperanno 1.000 editori, di cui 70 new entry, dedicato al tema delle ‘Visioni’, che sarà inaugurato dal ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Attesa anche la visita del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Tanti gli ospiti che affolleranno il Lingotto: in particolare quest’anno ci saranno due premi Nobel, Dario Fo e Shirin Ebadi.

Ernesto Ferrero sottolinea che “il paradosso italiano è che, da noi, i lettori forti sono pochi, ma sono più forti di quelli degli altri Paesi. Sono dei lettori onnivori”. Si tratta di “un nucleo di 2-3 milioni persone: un nucleo ristretto che tiene in piedi l’intero comparto. Bisogna farlo crescere”. Un’impresa che non si può realizzare soltanto “con le campagne promozionali, ma con un lavoro di decenni per creare un pubblico di cittadini più consapevole e più informato senza il quale – avverte Ferrero – la democrazia, che già adesso è mal ridotta, perché si vota con la pancia dando voce ai peggiori istinti, diventa veramente una farsa, una caricatura, lasciando le masse in balia del demagogo di turno. E già ci siamo molto vicini”.

Per diffondere la lettura c’è bisogno, spiega Ernesto Ferrero, “di un lavoro pianificato e progettato nel tempo. C’è il problema immenso delle biblioteche scolastiche e delle biblioteche comunali che non hanno più fondi per comprare libri. Sarebbe fondamentale avere una rete di biblioteche che fanno bene il loro lavoro. Ce ne sono di straordinarie, dei veri e propri centri di aggregazione avanzatissimi, in cui si può fare di tutto”. In questo senso, evidenzia Ferrero, “il Salone del Libro costituisce un momento di incontro, riflessione e condivisione. E’ un momento di presa di coscienza, di dibattito. Tutti gli anni usciamo confortati, tonificati da questa specie di festa collettiva, perché vediamo con i nostri occhi e tocchiamo con mano la straordinaria qualità del pubblico, che è il vero protagonista dei cinque giorni”.

Per il direttore del Salone del Libro, “si tratta di lettori molto competenti e selettivi e anche molto appassionati. Persone capaci di partecipare a eventi di alto profilo culturale, quasi specialistico. Non c’è autore, anche molto alto come livello, che non sia accolto con estrema attenzione. Al Lingotto si tocca con mano che c’è una grande richiesta di valori e di cose di alta qualità intellettuale”. Si percepisce che “non è vero che le masse si accontentino del trash televisivo e di tutta la paccottiglia che imperversa dappertutto, in televisione come nei giornali”, dice Ferrero.

Soffermandosi sui numeri della passata edizione, Ferrero ricorda che “tra visitatori paganti e addetti ai lavori, sono state registrate circa 270mila presenze. Ma l’idea che ogni anno i frequentatori del Salone dovrebbe aumentare non ha senso”. Per Ferrero, infatti, “il dato interessante è che tutti gli eventi di questo sterminato programma siano esauriti o quasi e le vendite degli editori crescano almeno a due cifre. Conta la qualità del pubblico e non il numero dei visitatori”.

Al Salone, dice ancora Ferrero, “brilla tutto, non c’è un settore trainante. Cerchiano di costruire un programma come si scrive una sinfonia nella quale ci sono i violini, ci sono i timpani, i fiati, i tamburi. Insomma cerchiamo di costruire un programma composito e vario nel quale ci siano elementi pop-rock, e per questo abbiamo pensato ad una fascia serale molto attraente con dei personaggi cari al grande pubblico, e presentazioni di maggiore livello culturale e perfino specialistiche”, conclude Ferrero.

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